Settembre 2015. L’estate stava tramontando e l’equinozio d’autunno era prossimo: ciò nonostante il clima rovente non sembrava avere intenzione di lasciare la presa su un’Italia fiaccata da un caldo straordinario. 

Ricordo le lunghe giornate lente e afose trascorse sul divano, l’unico luogo della casa dove avere un po’ di sollievo, grazie all’aria fresca proveniente dal condizionatore. Credo di avere trascorso almeno tre mesi rannicchiata sul mio vecchio divano rosso dell’ikea a leggere materiale per il mio dottorato e a scrivere uno dei capitoli della tesi più ardui di sempre. Avevo bisogno di distrarmi, di fare qualcosa di meno accademico. 

Ed è stato proprio in quel periodo che ho iniziato a scrivere il mio romanzo. Avevo in mente una storia e un personaggio, dovevo solo trovare il coraggio di scriverlo davvero. Ho scelto, quasi istintivamente, di usare la prima persona per raccontare la storia di Thomas (il protagonista del libro), perché volevo che la prospettiva fosse intima, raccolta. E anche perché, nessuno, a parte il protagonista, poteva sapere davvero quello che era successo.

Quando pochi mesi dopo ho iniziato a interessarmi seriamente di scrittura narrativa, a studiare e a leggere manuali, ho capito che la decisione di scrivere in prima persona era giusta, ma era stata quasi fortuita. Avere letto tanto nella vita mi aveva sicuramente indirizzato sulla strada giusta (così come le nozioni di narratologia – molto ridotte a dire il vero – che avevo appreso durante gli studi universitari), ma la scelta di utilizzare la prima o la terza persona quando scriviamo un racconto non può essere lasciata al caso o alla nostra preferenza.

La voce che scegliamo di usare rappresenta un io specifico che ci informa dei fatti accaduti. L’io in questione racconta delle cose e ne omette altre, dando al racconto un senso e una direzione precisa. Se avessi scritto il mio romanzo in terza persona, quello che avrebbe comunicato sarebbe stato decisamente diverso.

La prima e la terza persona: come scegliere

Partiamo da una prima divisione semplice che ci permette di orientarci nella scelta.

Tendenzialmente possiamo decidere se utilizzare un personaggio interno alla narrazione, che ha vissuto direttamente la storia che sta raccontando o ne sia stato testimone, oppure un io neutro, impersonale, ed esterno alla storia che fornisce un resoconto dei fatti accaduti ad altri. 

Nel primo caso ci troviamo di fronte a un racconto in prima persona, in cui il protagonista sarà in grado di narrare solo ciò che ha vissuto o visto personalmente o che, eventualmente, gli è stato riferito da terzi. Se siete pratici di cinema, potrebbe essere paragonato a una soggettiva ininterrotta, dove il mondo rappresentato e mostrato è, inevitabilmente, il prodotto di una visione parziale, relativa, soggettiva e, potenzialmente, menzognera. Il lettore, di conseguenza, conosce solamente ciò che il personaggio gli rivela, dunque un unico punto di vista.

La prima persona

Per chiarire ancora meglio l’utilizzo della prima persona, possiamo suddividerla in tre sottocategorie:

  1. Prima persona singola: è il punto di vista più estremo. Infatti la storia è raccontata da un solo personaggio e ciò che arriva al lettore è esclusivamente la sua visione soggettiva. Non esistono altri elementi di confronto. 
  2. Prima persona multipla: in questo caso, il racconto viene narrato sempre in prima persona, ma da più personaggi. Pensiamo, ad esempio, a una storia di tradimento, che viene raccontata dal punto di vista del marito, della moglie e dell’amante. Il lettore potrà conoscere i pensieri di tutti i protagonisti e la loro personale visione della vicenda, facendosi un’idea più oggettiva.
  3. Prima persona periferica: il racconto è narrato in prima persona, ma da un protagonista esterno alla vicenda, uno spettatore che racconta quello che accade. In questo caso la visione potrebbe risultare più oggettiva rispetto a una prima persona singola, ma bisogna comunque tenere presente che chi racconta la storia non è esente dal proprio giudizio personale, pensiero o percepito.

La terza persona

Nel caso della terza persona, il narratore è esterno alla vicenda e la sua presenza può essere più o meno avvertibile. Può risultare più oggettivo rispetto a quello in prima persona, ma anche in questo caso abbiamo diverse possibilità di scelta in base a ciò che vogliamo raccontare.

  1. Narratore onnisciente: è una voce molto presente. Ha una visione totale della situazione: vede e sa tutto dei personaggi. Conosce anche i loro pensieri, i loro sentimenti e, a volte, aggiunge commenti e giudizi personali. Non coincide con nessuno dei personaggi, e ha la possibilità di spostarsi attraverso lo spazio e il tempo,  di ordine colpi di scena e rivelare al lettore informazioni sulla storia che i personaggi non conoscono. 
  2. Narratore in terza persona oggettivo: in questo caso il narratore è più oggettivo e riduce al massimo la sua presenza. Si limita a riferire solo le azioni esterne, senza formulare giudizi o commenti relativi a situazioni e personaggi.
  3. Narratore in terza persona soggettivo: è una narrazione per metà oggettiva e per metà soggettiva. Il narratore racconta la storia in terza persona, ma sceglie di non abbandonare mai il personaggio principale, rinunciando così alla piena obiettività. Inoltre, fa suo il linguaggio del personaggio principale, così che i pensieri, le descrizioni e le divagazioni sono espressi  attraverso lo stile e il lessico del protagonista . Gli altri personaggi non parlano oggettivamente, ma sono filtrati dalle percezioni del protagonista. Si tratta di una terza persona che agisce come una prima. Per dirlo con il linguaggio cinematografico: se nella terza persona la macchina da presa è a una certa distanza dai personaggi o sopra di loro, e nella narrazione in prima persona è dentro un personaggio, nello stile indiretto libero è come se il narratore si mettesse con la macchina da presa dietro le spalle del protagonista e lo seguisse per tutta la storia, con una serie di inquadrature pseudosoggettive.
  4. Narratore in terza persona multiplo: il narratore segue non solo il personaggio principale, come nel caso del narratore in terza persona soggettivo, ma anche altri personaggi.

Spero che questa panoramica sull’utilizzo di prima e terza persona abbia chiarito eventuali dubbi e possa tornarvi utile nel momento in cui inizierete a lavorare concretamente al vostro racconto.

Alla prossima e buona scrittura!