Siamo immersi nelle storie: libri, cinema, pubblicità, social media. Le storie sono intorno a noi, ci avvolgono, ci ipnotizzano, ci consolano. Anzi, se dobbiamo proprio dire la verità, siamo fatti di storie, siamo il risultato di tutto ciò che ci viene raccontato, di ciò che ci raccontiamo, e di come lo facciamo. Il nostro modo di comunicare o di accogliere le informazioni avviene sempre tramite una struttura narrativa. 

Imparare come organizzare una storia è fondamentale se volete raccontare qualcosa: che sia un racconto frutto della vostra fantasia, una storia vera o, ancora, il vostro personal branding o quello della vostra azienda. Non c’è limite all’applicazione delle strutture narrative, possono davvero essere utilizzate per qualsiasi forma di comunicazione. 

In questo articolo, prenderemo in considerazione le quattro parti fondamentali di un racconto e vedremo come iniziare a svilupparle per dare una struttura coerente alla nostra storia.

Pianificare una storia

Ci sono scrittori di fama mondiale che, più di una volta, nelle loro interviste hanno ribadito di non sapere quale piega avrebbe preso la storia che stavano scrivendo né, tantomeno, come si sarebbe concluso il racconto. Altri, invece, hanno dichiarato – come Umberto Eco per Il nome della rosa – di sapere esattamente quando un determinato evento si sarebbe verificato, di avere pianificato precedentemente l’intera vita dei loro personaggi, anche al di fuori dei limiti della storia che volevano raccontare, e di avere definito con anticipo tutti i dettagli possibili. 

Personalmente il mio approccio, seppur tendente al secondo metodo, è una via di mezzo: prima di iniziare a scrivere conosco i miei personaggi e le tappe fondamentali della storia che sto andando a delineare, tuttavia se durante la stesura dovesse venirmi un’intuizione o un’idea la inserirei senza nessun problema. 

Ognuno ha il proprio metodo, ma tendenzialmente, soprattutto se sono le prime volte che ci si cimenta con la scrittura narrativa, è meglio avere chiaro come inizia, si sviluppa e finisce il racconto che vogliamo scrivere. Questo perché seguire uno schema predeterminato ci aiuta a perdere meno tempo durante la stesura e, soprattutto, ci evita di essere troppo dispersivi. 

Le quattro parti fondamentali di un racconto

Ci sono molti modi di suddividere un racconto per scriverlo o per analizzarlo. 

Oggi vediamo quello più semplice, diviso in quattro parti: incipit, prima parte, parte centrale, explicit. Nei prossimi articoli approfondiremo ogni singola parte e vedremo anche modi diversi di suddividere il racconto (ad esempio, tramite il modello Campell-Vogler e il paradigma di Fied), ma ora concentriamoci su questa divisione di base, che nella sua semplicità può aiutarvi a iniziare a strutturare un racconto dall’inizio alla fine.

Incipit: È l’inizio del racconto ed è forse il passaggio più delicato di tutta la struttura

Il potenziale della vostra storia è racchiuso proprio nelle primissime righe. Ed è attraverso l’incipit che dovrete guadagnarvi l’attenzione dei vostri futuri lettori. 

Ricordatevi che non esiste un incipit migliore di un altro – si può partire con la descrizione di un paesaggio o di un personaggio o, ancora, con un dialogo – ciò che conta davvero è che sia funzionale alla storia che vogliamo raccontare e che catalizzi l’attenzione del lettore, spingendolo a proseguire nella lettura. Se il nostro lettore non chiude il libro dopo avere letto le prime righe, possiamo pensare, con ragionevole certezza, di avere compiuto bene questo primo passaggio. Scriviamolo con molta cura, quindi, scegliendo con attenzione cosa desideriamo evocare nelle nostre prime righe. Che atmosfera vogliamo creare? Che cosa comunicano le prime righe del nostro racconto a chi legge? Calma? Tensione? Divertimento? E ciò che l’incipit suggerisce è in linea con il nostro racconto? 

Prima parte:  è necessario che introduca ora, seppur brevemente e con la promessa di tornarci sopra in un prossimo articolo, due concetti fondamentali per la costruzione della storia: quello di mondo ordinario e quello di mondo straordinario.

In ogni racconto esiste un prima e un dopo: un mondo ordinario, appunto, – dove il nostro protagonista vive prima che inizi la sua avventura – e un mondo straordinario, dove il nostro eroe si sposta quando la situazione si modifica.

Vi faccio un esempio concreto utilizzando un romanzo molto famoso e perfetto per compiere delle analisi di carattere strutturale e narrativo: Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas. 

Quando il racconto inizia, vediamo un giovanissimo Edmond Dantes (il futuro Conte di Montecristo, per chi non lo avesse letto) sbarcare dalla nave mercantile Pharaon a Marsiglia e dirigersi a casa di suo padre per salutarlo dopo mesi di assenza. Lì, Edmond si accorge delle condizioni di miseria in cui vive il povero vecchio, ma grazie alla promozione appena ricevuta è certo di potere sistemare le cose. E ne è talmente convinto da decide di chiedere a Mercedes, la sua fidanzata, di sposarlo. 

Questo è il mondo ordinario di Edmond: Marsiglia, il padre, la fidanzata, il lavoro. E rimarrà tale fino alla svolta che cambierà il suo destino: l’arresto. A partire da questo momento, Edmond entrerà nel mondo straordinario, dove si svolgerà l’intera avventura.

Durante la prima parte della nostra storia, dobbiamo quindi creare il mondo di partenza e le condizioni di normalità in cui vive il nostro eroe.

Parte centrale: Questa è la parte più interessante del racconto, quella dove avvengono la maggior parte dei cambiamenti. Giunti a circa un terzo del racconto, affinché la storia prosegua e si sviluppi, è necessario creare un conflitto che modifichi la situazione iniziale e spinga il nostro protagonista nel mondo straordinario. Riferendoci nuovamente all’esempio di Montecristo, i primi ostacoli che vengono posti sul cammino di Edmond sono l’arresto e la lunga prigionia tra le mura del Castello d’If.

Ovviamente, all’interno del nostro racconto, sceglieremo il conflitto più adatto alla situazione e allo scopo della storia che intendiamo scrivere. Se stiamo pensando a un thriller, il nostro protagonista – che presumibilmente sarà un poliziotto o un detective privato – si troverà di fronte a un caso da risolvere, a un assassino da catturare, a un criminale da fermare prima che sia troppo tardi. 

Tuttavia, gli ostacoli che possiamo disseminare lungo il cammino del nostro protagonista non sono necessariamente esterni: pensate a un personaggio che magari deve affrontare una paura, oppure a uno che deve superare una perdita. I conflitti possono essere innescati sia da realtà esterne che interne: in entrambi i casi possono essere molto stimolanti e non è detto che non possano convivere tra di loro, anzi. Immaginate il nostro detective che deve catturare un criminale sadico che sta seminando il panico tra la popolazione di un’enorme città statunitense, mentre, in contemporanea, deve combattere contro l’alcolismo generato dalla perdita del suo unico figlio. Un bel groviglio da risolvere, lavorativamente, ma anche emotivamente. 

E ora che abbiamo deciso come mettere in difficoltà il nostro protagonista, dobbiamo capire come farlo reagire. Ricordatevi che solo superando le criticità che gli poniamo davanti, il protagonista sarà in grado di crescere, trasformarsi e avviarsi verso la conclusione della storia.

Explicit: il nostro eroe è finalmente riuscito a superare ostacoli e difficoltà. Rispetto all’inizio della storia è cambiato: ha superato alcune paure, è riuscito nel suo scopo o magari ha tentato e ha fallito. In base a quanto è successo durante l’arco del racconto si prospetta una conclusione positiva, negativa oppure sospesa. Anche qui, come nel caso dell’incipit, non c’è un modo corretto per chiudere una storia. Dipende sempre da cosa vogliamo raccontare, da quale messaggio vogliamo trasmettere ai nostri lettori. Ciò che dobbiamo ricordarci, però, è di dare alla conclusione il giusto spazio. Evitiamo di essere sbrigativi e cerchiamo di scrivere un finale incisivo che chiuda il cerchio della nostra storia.

Quanto avete visto finora, è una struttura efficace per impostare un racconto dividendolo nelle sue quattro parti fondamentali. Usare questo modello è utilissimo per chi non ha mai scritto una storia prima, ma anche per tutti coloro che vogliono impostare un prospetto solido del loro racconto o romanzo. 

Per chi non lo avesse letto, raccomando vivamente Il conte di Montecristo, romanzo che prendo spesso a modello per spiegare le strutture narrative.  Non solo è perfetto per le analisi, ma è anche avvincente e con una costruzione del protagonista maestosa, tanto che Edmond Dantes sembra un uomo vero e vivo.

Buona scrittura e alla prossima! 🙂

Nessun romanzo, forse, ha avuto tante edizioni, tanti adattamenti cinematografici e televisivi; è diventato un musical, un fumetto con Paperino, è stato immortalato sulle figurine Liebig, condensato nelle strisce della Magnesia San Pellegrino e oggi ispira la serie televisiva americana Revenge. Tutti quindi possono dire di conoscerne almeno a grandi linee la trama e il protagonista, anche chi non lo ha mai letto. Ma non c’è trasposizione che valga il godimento di aprirlo e rimanere intrappolati senza scampo nel suo inesorabile ingranaggio narrativo.

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