L’aria era fresca, ma stranamente pesante; in un certo senso, si era consci della grande casa che c’era sopra; e si era persino consci del caos strisciante di ortiche ed erbacce che regnava alle spalle dell’edificio.
Chi è il reale protagonista di questo romanzo? È questa la domanda che emerge sfogliando questo interessantissimo libro, dai risvolti inquietanti. L’ospite è il primo romanzo di Sarah Waters che mi capita tra le mani e, documentandomi, ho scoperto essere diverso rispetto agli altri, ambientati in epoca vittoriana e con protagoniste femminili. Non so dire come siano i precedenti, ma questo ha soddisfatto le mie aspettative, pur rivelandosi meno minaccioso di quanto mi aspettassi.
Trama
Il dottor Faraday, trepidante per l’emozione, varca i cancelli di Hundreds Hall dopo trent’anni di lontananza. La sua ultima visita risale al 1919, quando, insieme alla madre, impiegata presso la casa, ammira lo sfarzo e l’eleganza di quella dimora. Il ricordo di tanto splendore svanisce, non appena l’uomo si ritrova tra le mura della tenuta: il tempo e la decadenza della famiglia Ayres hanno modificato il luogo incantato che per decenni si era cristallizzato nella memoria del medico.
La vedova del colonnello Ayres e i suoi figli – Roderick e Caroline – concentrano tutti i loro sforzi per risollevare le sorti della loro proprietà, inutilmente. La casa colonica, un imponente edificio vittoriano, ormai desolato, sembra intessere una lotta intestina contro i suoi proprietari, mandando segnali indecifrabili ma colmi di angoscia, tanto che Roderick, sopraffatto dal terrore e dalla disperazione si troverà costretto ad abbandonare la villa per farsi ricoverare in un ospedale psichiatrico. Proprio a questo punto della narrazione, si insinuano i primi dubbi: Roderick ha veramente perso il senno oppure è la casa che provocava quelle strane reazioni nei suoi abitanti?
Guardai nuovamente quei tre segni strani simili a bruciature e all’improvviso capii che erano come le ustioni sul volto e sulle mani di Rod. Era come se la casa stesse sviluppando delle cicatrici in risposta all’infelicità e alla frustrazione del padrone, o di Caroline, o di sua madre; o ai dolori e alle delusioni di tutta la famiglia. Era un pensiero orribile. capivo cosa intendeva Caroline quando definiva «sinistri» i mobili e i muri sui segni.
Il dottor Faraday, nonostante i racconti preoccupati di Caroline, mantiene una visione razionale, improntata alla lucidità, anche quando le condizioni di salute della signora Ayres sembrano prendere una piega strana e indecifrabili scritte appaiono sui muri di una delle stanze.
Hundreds Hall: tra mistero e follia
L’autrice mescola con autentica maestria gli indizi e intesse una storia piena di colpi di scena. Hundreads Hall è davvero infestata dai fantasmi come iniziano a sospettare i suoi abitanti oppure sono gli stessi inquilini, affetti dalla medesima patologia, a immaginarsi scenari più catastrofici di quanto appaia agli occhi dello sconcertato Faraday? Tra sospetti poltergaist, psicosi e fenomeni stranianti, viene da chiedersi se la casa non viva di vita propria, diventando la vera protagonista della storia. Il dubbio resta fino al finale, sorprendente e inaspettato.
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